Dalla politica di sterminio al Hard Rock Cafe...gli Indiani Seminole: cordialità, musica e Sai Baba!
- tdjdacosta
- Mar 11, 2022
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Correva l’anno 1971 quando Tigrett e Morton fondarono a Londra il primo Hard Rock Café. Non avrebbero di certo immaginato che sarebbe diventato un marchio famoso in tutto il mondo che oggi conta 191 ristoranti presenti in 59 paesi, come non avrebbero nemmeno osato sognare di rivendere la loro catena 36 anni (nel 2007) dopo per la bellezza di 965 milioni di dollari alla Tribu’ dei Seminole. Acquistare l’Hard Rock Café, tuttavia, non è solo stata una mossa in grado di mantenere i Seminole, ma da un lato anche di far conoscere una realtà spesso misconosciuta e dall'altro di rafforzare il fondamentale progetto di questa nazione indipendente di Indiani, che consiste nell'educare il popolo americano alla storia e filosofia seminole. Come insegna Brunel ogni storia per avere successo necessita di 9 peculiarità tra cui la centralità della crisi ed è per questo che per comprendere meglio la decisione dei Seminole del 2007 occorre ritornare nel tempo fino al 1513. I Seminole erano pacifici contadini e pescatori con una forte cultura matriarcale che coltivavano la convinzione che gli stranieri erano preziosi in quanto portatori di nuove idee. Cosi’ i Calusa, da cui discendono i Seminole, invitarono gli stranieri ad accoppiarsi con le loro mogli per generare figli più forti, in quanto frutto di una vera e proprio ibridazione culturale e genetica. La crisi di questa storia nasce quando Juan Ponce de Leon cerca di conquistare il giorno di Pasqua del 1513 questa bella terra a cui attribuisce il nome di Pasqua Florida. Iniziarono cosi gli attacchi spagnoli, ma che non riuscirono mai a conquistare questa penisola. Ci provarono con attacchi a sorpresa (durante un uragano a Fort Caroline), con l’inganno (sposando la sorella di un capo Calusa) o mediante accordi con altre tribù (che pero’ rifiutano per paura della reazione dei Calusa). Alla fine la storia di tentativi di conquista degli spagnoli della Florida termina con la vendita di questa penisola, mai conquistata tra l’altro, agli inglesi. Nel frattempo la tribù dei Seminole diventa più forte grazie anche a molti schiavi neri che nel 1774 scappano dalle piantagioni e che erano ottimi guerrieri, intelligenti e bilingue. Florida diventa cosi’ una scena di scontri numerosi dove gli americani attaccano gli indiani accusandoli di rubargli gli schiavi, ma anche per poter avere uno sbocco di controllo fondamentale sul mar dei Caraibi, gli inglesi che vogliono mantenere le loro colonie contro gli americani e che vogliono conquistare la Florida contro gli indiani e gli indiani che vogliono mantenere la loro indipendenza. Nel 1812 gli inglesi, terminata la guerra, con astuzia abbandonano un forte dove andranno gli schiavi neri scappati dalla guerra appoggiandoli insieme agli indiani di fatto contro gli americani. Si creano cosi le premesse per la prima guerra seminole guidata da Jackson contro gli indiani nel 1817 e che termina un anno dopo. Una tregua che dura 18 anni dove alcuni seminole accettano di essere trasferiti in riserve.

Nel frattempo, un Seminole di nome Osceola diventa il più famoso leader dei Seminole di tutti i tempi. I neri, con l’appoggio degli indiani costruiscono in Florida villaggi di Marrones (schiavi fuggiti). Gli americani ordinano quindi che gli schiavi vengano restituiti e i Seminole rispondono: “Veniteveli a prendere!”. Avevano in comune sia tratti culturali, che religiosi, ma nulla era più forte del desiderio di indipendenza, che rappresentava un forte «alleato» contro chiunque volesse imprigionarli e impedire a loro di vivere liberamente nei loro territori. Osceola era un leader che affermava, di conseguenza, il suo potere di guida del gruppo mediante questa forte motivazione, fiducia in sé stesso, stabilità emotiva ed onestà. Furono proprio alcune caratteristiche che fanno la differenza tra il vero leader ed un semplice capo a tradire Osceola e cadere nelle mani dei rivali. E’ cosi’ che Osceola cercando una soluzione per il suo gruppo da un lato, mettendo l’odio verso gli americani da parte dall'altro lato, e fidandosi di Wild Cat che accetta un incontro con il colonnello Jesup per un colloquio di pace, che poi, in realtà, risulta essere una trappola dove Osceola e gli altri Seminole vengono arrestati. Wild Cat riusci’ a scappare poco dopo dalla prigionia, divenne il nuovo capo dei Seminole e dopo appena tre anni fece un accordo con gli americani che prevedeva di accettare il trasferimento a Fort Gibson in territorio indiano in Oklahoma. Infine, Wild Cat lascia i territori in Oklahoma con altri Seminole e vanno prima in Texas ed, infine, in Messico dove egli muore nel 1857. Il leader Osceola, nel frattempo, mori’ poco dopo nella sua prigione, ma il suo modello continuo’ ad accompagnare gli irreducibili Seminole nelle paludi della Florida. Il modello di Osceola ha portato gli irriducibili Seminole a credere in una possibile soluzione. Egli, nonostante il fatto che venisse tradito, catturato ed, infine, imprigionato, riusci’ a portare un periodo di relativa calma, dopo anni di grandi guerre. Osceola possedeva quelle necessarie qualità per poter essere un modello ideale. Non solo aveva compiuto azioni importanti (era, per esempio, riuscito a sfuggire ad un attacco del nemico o a scappare dopo essere stato catturato o a combattere con efficacia il nemico), ma anche perché non era perfetto in quanto venne catturato e mori’ nelle mani del nemico. Quindi, non era un modello perfetto e irraggiungibile per gli altri Seminole, ma aveva anche lui commesso qualche sbaglio per cui era più facile identificarsi in lui e seguirne i comportamenti. Il leader prima ed il modello di Osceola poi hanno permesso ai Seminole rimasti in Florida di rafforzare ulteriormente la loro sensazione di appartenenza ad un gruppo. Il gruppo infatti non è la semplice somma degli individui che lo compongono, in quanto al suo interno operano delle dinamiche che creano un effetto moltiplicatore delle energie umane in esso presenti. Tale effetto moltiplicatore in relazione al coraggio abbinato alla saggezza mostrati da Osceola, permettono con fermezza di portare avanti gli ideali per i quali vale la pena di combattere per i Seminole.

E’ proprio l’idealizzazione del gruppo che consente di creare una costruzione rappresentativa del «Noi» essenziale in situazioni di lotta. Questo ha consentito in primis di avere una forte identità collettiva, come spesso accade nei gruppi perseguitati e/o che combattono un nemico comune, ma anche di definire meglio la propria identità individuale. Hanno potuto mantenere fede in questo modo ai valori che da sempre hanno contraddistinto la cultura Seminole che è basata sulla cordialità e l’ospitalità nonostante secoli di forte repressione ed ingiustizie subite. Proprio questi valori sono riconducibili nei valori della catena Hard Rock Café, dove lo slogan è «Love all, serve all (2017)». Questo slogan è una massima del mistico indiano Satthya Sai Baba e che rappresenta uno dei pilastri di gestione dell’Hard Rock Café. Per ogni cliente è d’obbligo prendere il tempo per farlo sentire un cliente amato e questa forma di grande cordialità rappresenta al meglio la cultura Seminole.

E la Musica cosa c'entra? Dalla deportazione degli indiani a ovest del Mississippi vengono combattute altre due Guerre Seminole, piene di massacri, tradimenti, deportazioni di massa fino al 1860 quando ancora poche centinaia di indiani e marrones resistono asserragliati nelle immense paludi della Florida. Un’impresa militare che costa agli Stati Uniti più di 40 milioni di dollari, una cifra enorme a quei tempi, e migliaia di morti. Agli inizi del 1900 arriva finalmente il processo di pace che si conclude con la firma di un trattato di pace che riconosce ai Seminole lo status di nazione che non si è mai arresa. Ottennero l'autonomia nel 1923 e a titolo d'indennizzo il pieno riconoscimento della sovranità sui territori loro rimasti nel 1957. Dal 1894 al 1973 una parte degli indiani verrà decimata ancora con la sterilizzazione, spesso coatta, attuata con l'inganno o le minacce, che coinvolgerà 85.000 uomini e donne nativi. Quando si parla di eugenetica, si pensa subito al nazismo. L’idea che la manipolazione genetica e la selezione delle nascite possa portare al miglioramento della società era molto diffusa agli inizi del secolo scorso, con il beneplacito di medici, legislatori e intellettuali. Ritenevano che la società andasse ripulita da tutti quegli individui che avrebbero potuto ostacolare la perfezione della razza e il progresso. In realtà, però, i prodromi dell’eugenetica non nascono da dittature e regimi oppressivi, ma dai democraticissimi Stati Uniti, dove istituzioni private come la Rockfeller Foundation finanziavano studi e ricerche. Far sì che queste popolazioni non proliferassero contaminando quella americana era considerato un dovere morale. Il delirio “progressista” dell’eugenetica non riusciva a individuare una connessione tra il disagio sociale degli immigrati e le loro condizioni di vita disumane, ma trovava più che ovvio pensare che criminalità, malattie e analfabetismo fossero conseguenze dirette dell’appartenenza a una razza inferiore. I “pazienti” venivano spesso convinti dai medici di avere malattie incurabili, oppure alle donne che volevano abortire veniva praticata l’isterectomia, la rimozione dell’utero, senza un vero motivo medico. Inizialmente i programmi di sterilizzazione furono pensati come tentativi di fermare un “morbo” – che fossero vere e proprie malattie mentali o soltanto condizioni di disagio sociale – ma verso gli anni ’60 si trasformarono in un vero e proprio modo per controllare le donne, soprattutto quelle di colore. La maggior parte degli indiani sopravvissuti visse poi nelle riserve indiane (inizialmente veri campi di concentramento, poi ghetti e luoghi di residenza), dove poterono mantenere i loro costumi, anche se molti si trasferirono nelle città. Nel 1924 furono autorizzati a integrarsi e venne loro concesso il diritto di voto, anche se furono soggetti ancora alla segregazione razziale che colpì anche i neri e tutti i non bianchi fino alla firma del Civil Rights Act del 1964 da parte del Presidente Lyndon Johnson, in cui furono rimosse le leggi razziste e anticostituzionali dei singoli stati. Dal momento che si tende a formare pregiudizi soprattutto relativamente a persone appartenenti a gruppi diversi da quello di appartenenza, il cinema anti-indiano ha giocato un ruolo determinante nel pregiudizio sugli indiani come selvaggi e primitivi. Tradizionalmente nei numerosi film western i nativi americani erano rappresentati in forma stereotipata come i nemici per antonomasia dei coloni (Rowman & Littlefield, 2015). Essi apparivano agli americani di origine europea come popolazioni selvagge e crudeli.

Raggiunto l’obbiettivo di una nazione autonoma riconosciuta, seguono anni di miseria per i pochi Seminole superstiti. Il forte pregiudizio nei loro confronti li porto’ a vivere in una condizione di emarginazione, senza assistenza medica, senza scuole e senza assistenza di alcun tipo. Gli indiani non avevano alcun diritto né di frequentare le scuole, né le università americane (realtà rimasta fino agli anni settanta). I continui attacchi alla civiltà Seminole e più in generale a quella indiana hanno, dall'altro canto, rafforzato il legame degli stessi con le loro origini. Una peculiarità della loro civiltà è senza dubbio il loro legame con la musica. Nella tradizione degli indiani d'America la musica possiede particolari poteri soprannaturali, una canzone sacra può portare le preghiere al mondo degli spiriti, curare malattie, influenzare il tempo e gli eventi. Nelle parole di un santo uomo Lakota di nome Red Weasel c'è una asserzione di queste convinzioni: "Posso pregare con la mia bocca e la preghiera sarà sentita, ma se la canterò sarà ascoltata prima da Wakan Tanka." Quasi tutte le cerimonie degli indiani americani sono accompagnate dalla musica condotta al suono dei tamburi che rappresentano il "battito del cuore della madre Terra" ma anche altri strumenti venivano usati, come flauti, tubi e sonagli. La musica spesso fa parte dei riti delle cerimonie più importanti ed è spesso il mezzo che consente di consultare gli avi, che rappresentano parte integrante e fondamentale nella cultura degli indiani. Questa tradizione di tenere vivo il rapporto con gli avi è molto simile a quello degli africani mediante le loro maschere. Le esperienze collettive, la venerazione ed il rispetto per gli avi consentono di mettere la musica Seminole su un piano religioso conferendo un’utilità sociale a questi riti. Come già sottolinearono prima Freud e poi Durkheim, le funzioni principali della religione è mantenere un ordine sociale, rendere più forti i legami tra i membri della comunità e favorire la solidarietà all'interno del gruppo. Questa avviene anche mediante questi riti collettivi indiani. La musica assume quindi nella cultura indiana un ruolo fondamentale, che consente anche nelle grandi difficoltà della prima metà del Novecento di mantenere unita la comunità dei Seminole. Il pioniere del blues Charlie Patton, la stella del Jazz Mildred Bailey, il leader di The Band Robbie Robertson, i cantautori Peter La Farge e Buffy Sainte-Marie e il più grande di tutti, Jimi Hendrix hanno sangue indiano e sono tra i grandi nomi della musica americana che hanno provveduto a mantenere vivo il patrimonio musicale dei nativi americani e che hanno attraverso esso creato una musica inconfondibile, resistendo al tentativo di pulizia della cultura indigena operato in tutto il Paese. La musica per gli indiani Seminole è quindi pilastro fondamentale della loro civiltà su cui vertono parte delle loro credenze principali. La rinascita nasce nella seconda metà del secolo scorso per opera di una donna indiana: Mae Tiger, che convinse sua madre a poter andare a scuola tra molte difficoltà ed, infine, dopo anni di studio, torna come infermiera. Diventa presidente dell'autocostituito governo dei Seminole e dà inizio alla svolta culturale. Sara’ poi il suo figlioccio, James Billie, al suo ritorno dal Vietnam a ripulire anche i territori dei Seminole che vennero utilizzati da narcotrafficanti costituendo la Polizia Seminole (a cui si oppone lo stato Florida che pero’ perde in sede giudiziale, perché i Seminole non sono soggetti alle leggi statali in quanto nazione indipendente). Dopo la vittoria legale contro la Florida si ha il boom dei Seminole: sviluppano economie di riserva assai remunerative basate in particolare sulla vendita di tabacco, sulla valorizzazione del patrimonio culturale, sul turismo e sul gioco d'azzardo con sale di Bingo. Infine, nel 2007 l’acquisto della catena Hard Rock Café. Seppur negli ultimi anni questa catena ha incontrato qualche difficoltà rimane una delle attività più redditizie degli indiani Seminole con cui sono riusciti a inserirsi ed affermarsi nel mondo americano con due caratteristiche principali della loro civiltà: cordialità e musica.
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